“Il principio di Dilbert” di Scott Adams l’ho trovato su una bancarella al mercato, ho un collega che ogni tanto ci regala una vignetta su Dilbert e incuriosita ho acquistato questo vecchio libro. Dilbert è il ritratto degli impiegati di una multinazionale americana. Il libro è concepito come un manuale di management propone diverse tecniche per fare carriera, condite con una buona dose di vignette satiriche. Dato che anche io lavoro in una multinazionale americana ho pensato bene di dargli una lettura approfondita.
L’intelligenza serve davvero?
Le premessa è che il mondo è diventato così complesso che tutti non facciamo altro che bluffare sperando di non essere scoperti, il 90% delle nuove speculazioni o imprese fallisce:
è inutile aspettarsi un comportamento razionale dalla gente con cui si lavora, o da chiunque altro, in quanto a questo. Se riuscite ad accettare il fatto di essere circondati da idioti, vi renderete conto della futilità di qualsiasi resistenza, la vostra tensione sparirà e vi rilasserete facendo una bella risata a spese altrui. Questo libro può essere un toccasana
Il principio di Dilbert
i lavoratori meno efficienti vengono sistematicamente trasferiti nelle posizioni dove possono fare meno danni – diventano dirigenti
C’è un test che potete fare per capire se potete diventare dirigenti:
- credete che tutto quello che non capite sia facile da fare?
- sentite la necessità di spiegare che il profitto è la differenza tra entrate e uscite?
- pensate che gli impiegati dovrebbero programmare i funerali durante le loro ferie?
- quando vi guardano con aria incredula, ripetete quello che avete appena detto, solo a voce più alta e più lentamente?
se avete risposto si ad almeno una di queste domande, congratulazioni: potreste diventare dirigenti! Per vostra informazione io ho risposto si ad una e abbastanza a altre due delle domande!
La comunicazione
La comunicazione è fondamentale se volete fare carriera, Scott Adams fornisce un elenco di termini da inserire nel nome del proprio gruppo di lavoro:
Tecnologia: Informazione, Sviluppo, Implementazione, Utenza, Avanzato, Multimedia, Dati, Service, Systems, Computing, Telecomunicazioni, Network, Ricerca, Sviluppo
Marketing: Mercato, Prodotto, Canale, Sviluppo, Comunicazioni, Evangelista, Promozioni
Vendite: Cliente, Rappresentante, Service, Centro
Vi faccio notare che il libro è del 1997, venti anni fa! Ho fatto una ricerca su linkedin e trovo 126,535 Evangelist !!
Anche i progetti per riuscire devono avere nomi accattivanti, se volete fare carriera “Il principio di Dilbert” consiglia di evitare di lavorare in progetti che hanno nella descrizione una delle seguenti parole: Contabilità, Operazioni, Riduzione, Budget, Qualità, Analisi. Viceversa bisogna cercare progetti che abbiano parole che possano ben figurare nel vostro curriculum: Multimedia, Mondiale, Avanzato, Strategico, Redditività, Mercato, Tecnologia, Rapido, Competitivo.
Aggiungerei “Innovativo”, “Sostenibile”, “Artificial Intelligence”… qualcos’altro che ne dite?
Ingegneri, scienziati, programmatori e altra gente strana
La seconda parte del libro traccia i ritratti delle tipologie umane che potreste incontrare in azienda. Dato che ne faccio parte, ho prestato una certa attenzione alla categoria degli ingegneri, per capire come ci vede la gente:
gli ingegneri si rendono conto che nella loro occupazione i contatti personali non servono. Per loro quello che conta non è “chi si conosce”, ma “chi ne sa meno di te”. […] al contrario della gente “normale”, nelle interazioni sociali gli ingegneri hanno obiettivi razionali.
- svignarsela il più alla svelta possibile
- evitare di essere invitati a qualcosa di spiacevole
- dimostrare superiorità mentale e padronanza di ogni argomento
Adams prosegue con diversi approfondimenti sulla vita sociale e sessuale degli ingegneri maschi.
Infine ci parla della propensione al rischio degli ingegneri, che è pari a zero; il motivo è presto spiegato dal rapporto rischio/ricompensa di un progetto:
Rischio: Umiliazione pubblica e morte di migliaia di innocenti
Ricompensa: Un certificato di apprezzamento in una bella cornice di plastica
Essendo gente pratica, gli ingegneri valutano questo rapporto concludendo che il rischio non è una cosa buona. Il modo migliore per evitare il rischio è quello di dichiarare tecnicamente impossibile qualunque tipo di attività, per motivi troppo complicati da spiegare. Se questo modo di affrontare un progetto non è sufficiente a bloccarlo, allora l’ingegnere si trincererà dietro ad una seconda linea di difesa “E’ tecnicamente possibile, ma costerebbe troppo”
Perché leggerlo
Per me è stato spunto di riflessione, in effetti ci sono anche altri spunti interessanti da come fare il Budget, alla definizione di leader, alla Qualità Totale. L’ironia e il cinismo con cui veniamo dipinti può aiutarci a ripensare il modo in cui stiamo al lavoro. Confermo che molte delle caratteristiche descritte sugli ingegneri sono vere: a noi tecnici non piace essere guidati da uno che ne sa meno di noi, ci emozioniamo per una saldatura fatta bene, siamo strani, ma esistono persone normali?
Buona lettura