“Istruzioni per rendersi infelici” di Paul Watzlawick, una parentesi di riflessione sulla situazione umana.
Ho acquistato questo libro su consiglio di uno dei miei lettori dopo avere pubblicato la recensione di “Di bene in peggio” che mi aveva davvero appassionato. Non ho trovato lo stesso gusto nella lettura di “Istruzioni per rendersi infelici”. Il libro è del 1984 e in parte questo si vede, probabilmente per questo non mi ha appassionato, globalmente però è una buona fonte di contributi alla meditazione.

Watzlawick ha stilato un vero e proprio manuale di istruzioni per rendersi infelici. Si parte dalla necessità dell’infelicità, senza la quale il mondo sarebbe vuoto, le più grandi opere d’arte parlano di infelicità:
L’Inferno di Dante è di gran lunga più geniale del suo Paradiso […] parliamoci chiaro: cosa e dove saremmo senza la nostra infelicità? Essa ci è, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.
Dare la colpa dei propri problemi agli altri o al destino
Notare sempre le cose che vanno male (i semafori rossi, la fila alla cassa che non scorre). Dare la colpa della propria situazione attuale a qualcosa successo nel passato (qui si apre una lunga parentesi sulla psicanalisi che vi invito a leggere) per cui non possiamo più cambiarla:
Si dice che il tempo guarisca ferite e dolori. Questo può senz’altro essere vero, ma non dobbiamo scoraggiarci perché è senz’altro possibile proteggersi da questo effetto del tempo e fare del passato una fonte di infelicità.
Fare profezie che si realizzano da sè
Ovviamente devono essere profezie negative, chi mi sta guardando male, o sussurra sul mio conto, quali nazioni vogliono invadermi…
la profezia dell’evento porta all’avverarsi della profezia. La sola condizione è che ci si profetizzi o che ci si faccia profetizzare qualcosa, e che la si ritenga un fatto imminente e di forza maggiore
Darsi sempre degli obiettivi irraggiungibili
Volere qualcosa e poi, se la si raggiunge disprezzarla, un consiglio è di innamorarsi di stelle del cinema o cantanti d’opera:
in questo modo si viaggerà fiduciosi e lieti, senza mai arrivare, e inoltre ci si risparmierà il disinganno nel dover constatare che l’altro è eventualmente del tutto disponibile ad iniziare una relazione – Cosa questa che gli farebbe perdere subito ogni attrattiva
Perché leggerlo
Sono divertenti gli esercizi proposti per allenarsi all’infelicità: andate dal vostro partner o da un amico e fategli dei rimproveri vaghi e violenti, se vi chiedesse spiegazioni rispondete: “Se tu non fossi la persona che sei, non avresti neppure bisogno di chiedermelo. Il fatto che tu non sappia neanche di cosa parlo dimostra chiaramente che tipo tu sei“. Mi sono sbellicata pensando a discussioni di questo tipo che, ogni tanto sento tra marito e moglie. Mi ha fatto però anche riflettere sull’utilità di queste discussioni: portano (appunto) all’infelicità. Chiudo con la citazione finale del libro:
Tutto è buono…Tutto.L’uomo è infelice perché non sa di essere felice. Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante…” Dostoevskij, Demoni
Buona Lettura