“L’arte della vittoria” della Nike: dalla guerra all’Adidas alla consacrazione passando per le polemiche sullo sfruttamento della mano d’opera
“L’arte della vittoria” è il titolo in italiano dell’autobiografia di Phil Knight fondatore della Nike, mi piaceva però di più il titolo originale “Shoe dog” ossia cane da scarpe!
Anche in Italia dovrebbe esistere un termine simile; so che abbiamo tanti “cani da scarpe” che girano per i distretti calzaturieri mettendo insieme le suole, i tacchi e le tomaie delle varie fabbriche e industrializzando uno dei prodotti per cui siamo più conosciuti e apprezzati nel mondo!
Veniamo al libro:
Primo: la Passione
La “fortuna” di Knight parte dalla sua passione, era un appassionato di corsa, a scuola faceva parte della squadra di atletica. Questo è un punto che ho trovato in molte delle biografie dei grandi scienziati, condottieri o manager: tutti hanno seguito le proprie passioni. L’unica eccezione è, forse, Agassi che ha seguito la passione del padre. Ma questo è un altro libro, che vi consiglio di leggere (“Open”) io l’ho letto qualche anno fa. Più volte nel libro si legge che il suo scopo non era fare soldi, ma questo era il mezzo per perseguire il miglioramento continuo, dare sempre qualcosa di più, di diverso, di migliore agli altri.
Secondo: la Perseveranza
Leggendo “L’arte della vittoria” ci si rende conto di quanta fatica e quanti anni ci siano voluti a Phil Knight per arrivare ad avere un simile impero. Knight ha sempre lottato per il suo progetto, l’ha difeso, l’ha nutrito, l’ha fatto crescere. Ha reinvestito tutti i profitti all’interno dell’azienda.
Terzo: la Fiducia
Knight, fin dall’inizio si è circondato di persone che gli davano massimo affidamento, a partire dal suo primo allenatore Bill Bowerman, ai suoi amici più cari, ai vari personaggi che conosceva lungo il percorso. Si chiamavano tra loro “buttface“, erano come si direbbe oggi degli “sfigati”. Ognuno di loro era partito con una sconfitta, respinto dalla società, ognuno era stato forgiato da un insuccesso iniziale. Ma erano un gruppo affiatato e, insieme, hanno vinto.
Una delle citazioni che si ripetono più volte nel libro è:
Non dire alle persone come fare le cose. Di’ loro cosa fare e ti sorprenderanno con la loro ingegnosità.
Gen. George Smith Patton
Quarto: la Modestia
Lungo tutto “L’arte della vittoria” il filo conduttore è sempre quello, non c’è mai autocompiacimento o autocelebrazione. Knight appare come una persona reale, vera, che ha inseguito la sue passioni insieme ad altri che erano appassionati quanto lui. Ha provato delle sconfitte che, anziché abbatterlo l’hanno forgiato. Girl Effect, ad esempio, è un progetto nato a seguito delle polemiche sullo sfruttamento della manodopera nelle fabbriche della Nike. Anche la NIKE crede che la costruzione di un futuro migliore passi per le donne! A chiusura del libro Knight riconosce l’importanza della fortuna, che comunque è più facile che arrivi quando si lavora duramente.
Perché leggerlo?
Non è il solito manuale dal manager, quando l’avrete finito desidererete invitare Phil Knight a cena per conoscerlo meglio.
Buona lettura!
Quanti consigli importanti per la vita. Sono d’accordo anch’io: trovare la propria strada, la propria passione e seguirla originalmente con grande costanza!
Molto bello, prestamelo se puoi! Però a chi fa una cosa e sbaglia, BISOGNA INSEGNARE COME VA FATTA, mettendosi al suo livello: umiltà è abbassarsi, non accettare l’errore. Umiltà non è svalutare se stessi o non riconoscere le proprie doti ed esperienze, ma farle fruttificare per gli altri.
In realtà non è che lui sapesse sempre come fare le cose. Per questo lasciava che i suoi facessero e sbagliassero. Quello che sapeva era dove voleva arrivare.