“L’economia della ciambella” di Kate Raworth, è uno dei libri da leggere assolutamente se volete farvi un’opinione sulla possibilità della crescita sostenibile.
“L’economia della ciambella” nasce dall’esigenza di ripensare l’economia inserendo il capitale naturale nel calcolo del “dare-avere”. Probabilmente Kate non conosce Giorgio Nebbia che propone l’Economia Ecologica come alternativa o meglio completamento dell’economia standard. Gli studenti di economia di oggi, i cosiddetti “millennials”, non si accontentano delle teorie economiche classiche che hanno portato alla disuguaglianza ed al degrado attuale.
L’idea della ciambella
Io ho pensato subito alla ciambella di Homer Simpson, questo film del 2007 parla proprio di un disastro ecologico: cosa può succedere al nostro mondo se non gli prestiamo il giusto rispetto.
La proposta di Kate è stare dentro la ciambella, all’interno saremmo in una situazione di privazioni critiche per l’umanità, il confine è la base sociale, all’esterno saremmo nel degrado ambientale, al di sopra del tetto ecologico.
Il bello di questo libro è che propone delle soluzioni, a differenza di tanti che si limitano alla lamentela.
I sette modi di pensare
Per restare nella tranquillizzante e accogliente ciambella dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare, i punti sollevati da Kate sono sette:
- Cambiare l’obiettivo: dal PIL all’equilibrio
- Vedere l’immagine complessiva: l’economia non è solo dare-avere, perché l’economia giri c’è bisogno di energia, come per tutti i sistemi e va considerato nel bilancio insieme al “calore generato”
- Coltivare la natura umana: siamo animali sociali, l’empatia è ciò che ci differenzia dalle scimmie. Abbiamo dei valori in cui crediamo e che difendiamo.
- Acquisire comprensione dei sistemi: applicare il cosiddetto System Thinking considerando l’energia e l’ecologia nei bilanci aziendali, creando modelli dinamici e non statici
- Progettare per distribuire: la sharing economy sta già funzionando in molti campi, qui un TED di William Kamkwamba . Grazie ad un libro letto in biblioteca, William ha potuto costruire un generatore eolico per la sua famiglia; pensiamo a cosa potremmo fare mettendo a disposizione di tutti le nostre conoscenze tecniche e i nostri brevetti.
- Creare per rigenerare: è fondamentale quando si progetta qualcosa pensare al ciclo completo della sua vita, dalla culla alla culla
- Essere agnostici riguardo alla crescita: la crescita a tutti i costi può non essere il giusto obiettivo per tutte le società
I dieci valori
“L’economia della ciambella”, a proposito di natura umana, riporta il diagramma dei valori di Schwartz
Pare che tutti abbiamo questi dieci valori:
ognuno dei valori può essere “attivato” in noi quando viene stimolato: quando viene evocata la sicurezza, per esempio, è probabile che rischiamo meno; quando pensiamo al potere e successo, è meno probabile che ci prendiamo cura dei bisogni degli altri. […] la forza relativa di ognuno di questi valori cambia in noi non solo nel corso della vita, ma di fatto molte volte al giorno, non appena ci muoviamo tra ruoli e contesti sociali [..] più spesso viene attivato uno dei valori, e più forte diventa.
Cosa c’entrano il bruco e la farfalla?
E’ una bella metafora per spingerci a passare da un’economia lineare: il bruco che mangia, trasforma e poi espelle i rifiuti; ad una circolare, i cui due cicli, quello rigenerativo biologico e quello di ripristino artificiale posso essere visti come le ali della farfalla.
La curva a “S”
Questa curva, proposta come alternativa a quella della crescita esponenziale, è a me ben nota, la uso per capire lo stato di maturità di un prodotto.
In funzione dello stato in cui ci si trova si possono applicare diverse tecniche di innovazione. Possiamo analizzare criticamente la nostra situazione e decidere di applicare nuovi strumenti per il miglioramento della condizione umana?
“L’economia della ciambella” propone una settimana lavorativa di 20 ore, incoraggiare le imprese ad assumere anziché scoraggiarle con la tassazione dei lavoratori e gli incentivi per l’acquisto di robot, insomma lavorare meno, ma lavorare tutti.
Gli spunti nel libro sono tantissimi, non sono sicura se sono d’accordo con l’idea di rendere i brevetti pubblici, ma se penso alla fornitura di medicinali a basso costo i dubbi sono tanti.
Il libro è piuttosto lungo e ricco di informazioni e spunti di riflessione, lo consiglio assolutamente a tutti coloro che hanno a cuore il nostro futuro.
Buona lettura